Duomo di Modena - Guida Turistica

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L'interno L'interno
 L’interno in mattoni rossi, suggestivo nella sua semplice austerità, è diviso in tre navate separate da colonne di marmo con ricchi capitelli alternate da pilastri. Tra navata centrale e cripta è posto il pontile decorato dei Campionesi. Il pulpito centrale di Enrico, da Campione (1322) è ornato di statuine in terracotta opera di plastici modenesi messe nei secoli successivi. Pende sopra il pontile un notevole crocifisso ligneo dorato del XIII secolo. All’interno del Duomo è possibile vedere anche i gruppi dei due grandi artisti plastici modenesi Begarelli e Mazzoni. Il presepio di Antonio Begarelli [1527) è notevole per la finezza delle molte figure ispirate all'arte classica e per la composizione scenografica; alle figure, già dipinte di bianco per simulare il marmo; in un recente restauro, che ha suscitato qualche critica dei modenesi sempre attenti alle vicende del loro Duomo, è stato tolto il colore bianco e ora appaiono del colore naturale della terracotta. Nella cripta è la Madonna col Bambino e con una servetta e due santi, forse raffiguranti i coniugi Porrini committenti del gruppo di terracotta dipinto di Guido Mazzoni del 1480. E' detto gruppo Porrini o, anche, Madonna della Pappa per il gesto familiare della goffa fantesca che soffia su una ciotola per rendere la temperatura della pappa al giusto valore prima di darla al Bambino. Per l'originalità del tema trattato, il realismo delle figure di dimensioni uguali al vero, il loro abbigliamento quattrocentesco è molto ammirata dai visitatori del Duomo ma anche oggetto di culto dei fedeli modenesi.
La navata settentrionale
 L'interno è anche ricco di molte opere d'arte. Subito dopo l'ingresso nella navata settentrionale si erge a grandezza naturale e con le vesti e le insegne vescovili, illuminata da molti ceri offerti dai fedeli, la statua lignea di S. Geminiano, forse del XIV secolo, opera di un ignoto scultore del legno. Più avanti sempre nella stessa navata il cosiddetto altare delle statuine, grandiosa ancona di terracotta risalente alla prima metà del '400 a forma di polittico gotico di Michele di Niccolò Dini, detto anche Michele dello Scalcagna o Michele da Firenze, con figure di santi entro nicchie, una predella con scene della vita di Gesù e un alto e slanciato coronamento di pinnacoli. Al centro sopra l'altare è un piccolo dipinto su pietra della Madonna, in origine posto all'esterno. Più avanti verso la Porta della Pescheria è la Pala di S. Sebastiano della prima metà del '500 di Dosso Dossi, considerata il capolavoro nell'arte sacra del pittore. Mostra il santo quasi in estasi nonostante il martirio, che rivolge il capo alla Madonna e ai Santi su una nuvola che lo sovrasta. Evidenti sono gli influssi coloristici del Tiziano. Proseguendo ancora nella navata verso il presbiterio si può notare il sepolcro monumentale dell'abile condottiero di famiglia nobile modenese Claudio Rangoni, che fu al servizio dei Veneziani ed anche del re di Francia Francesco I e morì a soli 28 anni. Risale a circa il 1542 e fu costruito su disegno di Giulio Romano.
La navata settentrionale Il presbiterio
 All'inizio del presbiterio, già collocata all'esterno del Duomo presso la torre campanaria e trasferita all'interno nel 1897, si trova la statua di Agostino di Duccio che rappresenta il miracolo del Santo patrono che salva un bambino caduto dalla Ghirlandina acciuffandolo per i capelli; lo si data intorno al 1442. Nel presbiterio si trova anche il mirabile coro ligneo intarsiato del 1461-1465 opera degli esponenti di una dinastia di provetti ebanisti: i fratelli Cristoforo e Lorenzo Canozi, detti da Lendinara. Dotati di una tecnica raffinata dimostrano negli stalli intarsiati abilità compositiva e notevoli doti prospettiche derivate dagli studi di Piero della Francesca. Di Cristoforo sono anche i quattro pannelli intarsiati in legno appesi alle pareti del presbiterio che si caratterizzano per la capacità di rappresentare le fisionomie dei ritratti dei quattro Evangelisti oggetto degli intarsi. Degli ultimi decenni del '300 è il polittico del pittore modenese Serafino de' Serafini situato nell'abside di sinistra e rappresentante l'incoronazione della Vergine, la crocefissione e alcuni Santi. Sotto al polittico è una lastra marmorea con la croce e animali che si fronteggiano del IX secolo e quindi della prima cattedrale poi andata distrutta.
La navata meridionale
 All'ingresso della navata meridionale è un pregevole grande affresco attribuito al multiforme artista Cristoforo da Lendinara che, oltre che intarsiatore, fu anche pittore. L'affresco risalente circa al 1472 -1476, fu scoperto casualmente nel 1822, ed è stato in parte danneggiato dai bombardamenti del 1944. Desumibile stilisticamente da Piero della Francesca contiene una bella Madonna aureolata d'oro che spicca fra Santi, in alto è rappresentato il giudizio universale. Più avanti si trovano il presepe di Begarelli e il monumento funerario di Francesco Maria Molza, poeta di nobile famiglia modenese, opera del 1516 di Bartolomeo Spani che lavorò a Reggio Emilia e Roma.
La cripta
 La cripta é una vera e propria chiesa sotterranea a nove navate cui si accede dalla navata centrale del Duomo scendendo alcuni gradini. Ad eccezione della parte con il sepolcro di S. Geminiano modificata nel '700, è rimasta inalterata da quando venne costruita dal 1099 al 1106. Oltre al gruppo della Madonna della pappa sono da ammirare i capitelli delle numerose colonne, tutti diversi per forma e dimensioni: oltre alle foglie d'acanto di alcuni pochi capitelli corinzi visti in modo diverso, gli altri sono con leoni, sirene, animali fantasiosi ed uno con la storia di S. Lorenzo. Non sono certamente opera di Wiligelmo per la minore forza plastica e la tensione e neppure sono dei suoi allievi. Alcuni caratteri formali li assimilano alla scultura preromanica lombarda, si può quindi concludere che sono opera dei lapicidi che scesero a Modena al seguito di Lanfranco, i cosiddetti Maestri Comacini.
 Sul pavimento e sulle pareti numerose lapidi funerarie portano i nomi dei vescovi di Modena qui sepolti accanto al loro santo predecessore. Una lapide posta sulla parete a fianco del gruppo della Madonna della pappa è la pietra tombale, rozzamente incisa, di una certa Gundeberga, "donna nobile e generosa", morta nel 570 e quindi appartenente alla prima chiesa di S. Geminiano.
La Bibbia di pietra
 Come altre grandi cattedrali romaniche o gotiche, il duomo di Modena è stato definito "la Bibbia di pietra" o "la Bibbia dei poveri", perché, coi suoi simboli e le sue decorazioni scultoree, consentiva ai poveri e a tutti gli analfabeti di ricevere l'istruzione religiosa. Il Duomo, però, non risponde solo al disegno didattico di catechesi, ma rappresenta anche concretamente il simbolo della rivendicazione di autonomia e libertà di una comunità devota ma insofferente dello strapotere sia imperiale che ecclesiastico, che sfocerà qualche tempo dopo nella costituzione del libero Comune. E' infatti del 1135 l'elezione dei consoli da cui si fa partire l'autonomia comunale.
Musei del Duomo
 Per informazioni su visite guidate ai Musei del Duomo, a cura dell'Associazione Arianna - Associazione Guide e Accompagnatori Turistici di Modena, telefonare ai seguenti numeri: 059.536157 - cell. 329.6198421.